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Liga Veneta Repubblica

PERCHÉ VOTARE “SÌ” AL REFERENDUM DEL 22 OTTOBRE

Il referendum per l’autonomia del Veneto, annunciato dalla Regione del Veneto per il 22 ottobre 2017, è un appuntamento storico unico per progettare il futuro del nostro popolo. Il quesito che la gente troverà sulla scheda sarà: “Vuoi che alla Regione Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni di autonomia?”.

Il potere in Italia ha generato un clima di sfiducia e insofferenza che scoraggia i cittadini a partecipare al voto, ma ci sono cose importanti le cui conseguenze ricadono su tutti: perciò prima di buttare via la scatola, dobbiamo aprirla, guardarci dentro e valutare bene quello che conviene fare.

La consultazione punta a dare attuazione all’articolo 116 della Costituzione; è una normativa fondamentale, rimasta sinora inattuata, che consente di potenziare i poteri di alcune Regioni a statuto ordinario attribuendo loro certe funzioni ora svolte dallo Stato: si tratta di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, da concedere tramite legge approvata dalle Camere “su iniziativa della Regione interessata, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”.

Le materie in questione sono elencate al terzo comma dell’articolo 117 (rapporti internazionali, commercio con l’estero, tutela e sicurezza del lavoro, istruzione, professioni, ricerca tecnologica e sostegno all’innovazione, tutela della salute, alimentazione, ordinamento sportivo, protezione civile, governo del territorio, porti e aeroporti civili, grandi reti di trasporto e di navigazione, comunicazione, energia, previdenza complementare e integrativa, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, beni culturali e ambientali, casse di risparmio, casse rurali, ecc.), più altre di ulteriori, come l’organizzazione della giustizia di pace e l’istruzione.

Perché la Regione chiama i cittadini a questa consultazione, se – in teoria – basterebbe una legge fatta a Roma?

Nel 2007, il Veneto, la Lombardia e la Toscana (prima ancora ci aveva provato il Piemonte nel 2004) avevano aperto la trattativa con il Governo; tali regioni – virtuose e con i conti in ordine – intendevano negoziare margini di maggiore autonomia, cioè nuove competenze e risorse; tuttavia, la storia ha visto fallire tutti e quattro questi tentativi negoziali, a causa del muro di gomma opposto dallo Stato centralista. È divenuto così necessario il referendum, perché la Giunta Regionale ha bisogno di una forte spinta popolare per intavolare una trattativa credibile con un interlocutore che non ci sente da nessuna delle due orecchie.

Chi nega ai Veneti ogni possibilità di auto-governarsi punta sull’argomento che il referendum sarebbe inutile perché non si otterrebbe nulla. In ciò notiamo un paradosso: dato che la riforma proposta è chiara (cioè dare attuazione all’art. 116 Cost.), la consultazione può dirsi inutile solo se ci si rassegni all’impossibilità di produrre persino i cambiamenti previsti dall’ordinamento.
Se il referendum è inutile, allora è inutile pure uno Stato come quello italiano che impone, da una parte, una delle tassazioni più alte al mondo e, dall’altra, inefficienza e improduttività endemiche, oltre ad altre mille disgrazie (a partire dall’assenza della sicurezza pubblica e da una giustizia in pratica inesistente).
Dal Dopoguerra ad oggi, i Veneti si sono accorti di essere sistematicamente derubati da Roma e dalle mille lobbies che vi ruotano intorno.

In un secolo e mezzo di Stato unitario, le autonomie locali non sono mai state rispettate: Roma detiene la quasi totalità del potere politico e agli enti territoriali ha rifilato la massima parte dei servizi amministrativi da svolgere. Detto in breve, le comunità locali sono schiavizzate, vengono fatte lavorare, ma si impedisce loro di sviluppare una propria identità. Tutto ciò è andato avanti senza soluzioni di continuità dalla monarchia liberale, al regime fascista, al regime partitocratico.

La Regione del Veneto ha svolto bene i propri compiti, mentre l’Italia ha storicamente collezionato solo fallimenti. Renzi e il PD il 4 dicembre scorso hanno tentato di far passare una contro-riforma che svuotava le Regioni di competenze, rendendole enti inutili da sopprimere, ma il popolo ha inflitto loro una sonora bocciatura.

Se Roma pensa di tradire il voto popolare, ciò farà prendere ai Veneti la strada per l’indipendenza. Veneti e Lombardi vogliono solo governarsi secondo lo stile rispettoso che fu usato dalla Veneta Serenissima Repubblica.

La posta in gioco non è solo l’autonomia del Veneto. Occorre anche emanciparsi dal piano globalista, che vediamo avanzare sotto i nostri occhi. L’invasione umana dalle coste mediterranee (piano Kalergi) è il preludio del fatidico “Nuovo Ordine Mondiale”, promosso da ONU, UE, BCE, FMI e NATO, vale a dire il governo unico planetario che mira a ridurre in schiavitù un’umanità trasformata in merce di scambio per l’arricchimento di ristrettissime sette e oligarchie.
Il popolo non vuole essere depredato con la svendita all’Alta Finanza dei patrimoni pubblici e privati, come sta succedendo in Grecia.

Senza farci grandi illusioni sull’ottenimento di risultati concreti a portata di mano, dobbiamo fare del successo nelle urne un’arma di lotta: Roma non è più in grado di governare, l’Italia è fallita.
I Veneti devono esprimere un consenso plebiscitario andando a votare “sì” per l’autogoverno del nostro popolo, se credono nella prospettiva di un futuro migliore.
Dobbiamo vincere a furor di popolo il referendum del 22 ottobre, come lotta sempre più necessaria e urgente!
L’Elettore munito di un documento valido vota domenica 22 ottobre 2017 dalle ore 7 alle 23 al seggio indicato nella propria Tessera Elettorale. Dovrà barrare sulla scheda il rettangolo con il SI.